Vi siete mai chiesti esattamente favignana dove si trova? Ecco in questo articolo di oggi la posizione precisa e tutta la storia di quest’isola che da sempre suscita grandissimo interesse. Iniziamo dicendo che la storia di Favignana, ed in generale di tutto l’arcipelago delle Egadi è davvero importante per poter capire appieno le caratteristiche naturalistiche ma anche culturali di questo meraviglioso angolo di paradiso.
La storia di Favignana è una storia molto antica che affonda le sue origini nel paleolitico superiore. Come è stato ampiamente dimostrato dai reperti archeologici, sappiamo che i primi insediamenti umani nell’arcipelago delle Egadi sono stati rinvenuti all’interno delle grotte del Faraglione così come anche nel pozzo nell’area di San Nicola.
Proprio lì infatti sono stati ripostati alla luce delle schegge di ossidiana, frammenti di ossa lavorate, ma anche punte di frecce ed alcuni frammenti di utili arnesi domestici. In quel periodo, a differenza dell’isola vicina di Marettimo, Favignana e Levanzo, non erano ancora diventate vere e proprie Isole ed erano piuttosto collegate da uno stretto ponte di terra che si trovava fra Cala Dogana e la zona di San Nicola.
Conosciuta ed amata già dai Greci, l’isola venne poi abitata dai Fenici che vi si stabilirono fino all’anno 241 A.C. quando l’esercito romano decise poi di sbaragliare la flotta cartaginese con la battaglia delle Egadi alla fine della prima guerra punica. Certamente sono pochi i reperti del periodo di dominazione romana sempre in località San nicola e con il crollo dell’impero romano fu poi la volta dei Vandali e dei Saraceni.
Ecco favignana dove si trova esattamente: scopri di più
Favignana è un’isola che per diversi secoli ha funto da prigione ma anche come luogo di confino. Questa pratica è stata utilizzata sin dall’epoca Borbonica al fine di isolare delinquenti e individui considerati decisamente pericolosi per la società. Sono davvero impressionanti dati storici dato che nel 1877, l’isola contava oltre 500 confinati, molti dei quali sono poi stati ridotti in estrema povertà e costretti così vagabondare.
La bella isola di Favignana divenne ben presto poi il luogo di deportazione per 292 albanesi e 1.757 libici, che sono stati utilizzati come moneta di scambio per la liberazione dei prigionieri italiani. Durante il regime fascista, un decreto dell’anno 1926 intensificò l’uso del confino, soprattutto contro gli antifascisti.
Il confino trasformava tutta l’isola in una vasta casa di reclusione, causando sofferenze ai detenuti e agli abitanti locali, a causa del degrado portato dalla presenza dei poveri e dei delinquenti. I confinati erano comunque soggetti a regole stringenti quali coprifuoco, divieto di frequentare locali pubblici, tenere riunioni o perfino di lasciare il paese.
Alle volte capitava anche che i confinati venivano impiegati come manodopera, nei campi o nelle tonnare, ma il lavoro era scarso e molti di essi venivano poi lasciati a sé stessi. In seguito alla Seconda Guerra Mondiale, il soggiorno obbligato continuò poi su scala decisamente ridotta e negli anni ’70, arrivarono solo due individui. Per fortuna, però, questa pratica fu poi abolita.